Vi presento qui un libro di CLARISSA PINKOLA ESTÉS, tra quelli che più mi hanno colpito, per la profonda analisi del sentimento umano vissuto da un piccolo abete, incantato perchè un giorno ha potuto uscire dal suo spazio fisico e fermo della vita delle piante, per andare a convivere con una famiglia in tempi di Natale...
Clarissa è una antropologa e psicanalista americana, di orgine messicana, riconosciuta specialmente per il suo libro di grande sucesso, tradotto in diversi idiomi: "Donne che corrono come lupi". É anche una grande contatrice di storia, come si presenta quando ha scritto il suo libro: Il Giardiniere dell'Anima.
Lì c'è la storia dello Zio Zavar e quella di un abete, in tempo di Natale.
...”C´era
un giovane abete che, sebbene fosse piccolo di statura, era grande di spirito.
Viveva nella profondità di una foresta, circondato di alberi molto più grandi... Ogni inverno l´abete desiderava
che lo portassero ad abbellire una casa in tempo di Natale, come molti altri ci andavano. E l´abete ci
sognava su.
Un giorno ha sentito dire da una famiglia che
passava:
– “Oh, guardate come sono
vigorosi i suoi rami”... “Com’è verde e fresco quest´albero”.
Così, al calar della notte, una slitta con la
famiglia sopra e l´albero sul traino dietro, si fermò davanti a una casetta
coperta di neve. Un vecchio e una vecchia uscirono nella neve e si avvicinarono
al traino esclamando: - “Ma che bello, che bello, quell´albero,
così alto e così frondoso. Proprio dellla misura giusta. Davvero perfetto”.
– “Oh, pensò l´abete, com´è bello essere
acolti così bene”. E quando
spensero le lanterne, l´ abete che amava la profondità e l´oscurità della
foresta cominciò ad amare anche l´oscurità della casa. Sebbene fosse abituato a
contemplare tutto il cielo noturno pieno di stelle – e ora ne potesse vedere soltanto un lembo
attraverso un vetro della finestra – c´era una stella che brillava più
delle altre. E vedendola l´abete sentì che molte altre cose belle sarebbero
accadute. [i]
Così può succedere ad ognuno di noi... Ogni giorno ci accorgiamo come e quanto sia grande
la nostra sensibilità. Eppure quasi sempre non si tratta di cambiare il nostro
mondo intorno, il posto dove abitiamo ne il cielo a cui siamo abituati a
contemplare... A noi ci basta una semplice parola, una intonazione diversa di
voce diversa, uno sguardo che ci dimostre che l´altro non ci abbia capito come
speravamo. E scivoliamo sui malintesi di tutte le intonazione; e si resta
male anche quando l´altro non ha l´intenzione di colpire la
nostra sensibilità.
Non si capice che i fatti non furono intenzionali;
e i sentimenti cambiano a dipendere se uno sveglia con lo sguardo oscuro, senza
accogersi se cade la nebbia oppure sppacca il sole... E non si è capace di intravedere
una bella stella dala finestra – come fece l´abete quando lo hanno tolto dal
campo per rimanere nell´oscurità di una casa – lui “che era abituato a
contemplare tutto il cielo noturno pieno di stelle”.
La storia raconta come piaceva all´abete
vivere tra gli altri alberi del campo. E dice come lui è rimasto felice di lasciare il campo e andare
ad abbellire la casa. Ma dopo le festività in famiglia è arrivato il momento di
metterlo sul pianerottolo più alto... E stando lì l´albero si domandò:
– “Che
cos´è tutta questa oscurità?”.
Il sapiente Zio Zovár – che racconta questa storia alla scrittrice Clarissa Pinkola Estés – sospirò, il mozzicone del sigaro tra quei suoi denti anneriti.
– “Ah”, disse, “qui siamo nella storia di questa piccola esistenza, nel punto in cui l´unico cambiamento sicuro è che un cambiamento ci sarà. Capisce che cosa intendo dire?” (...).
Il sapiente Zio Zovár – che racconta questa storia alla scrittrice Clarissa Pinkola Estés – sospirò, il mozzicone del sigaro tra quei suoi denti anneriti.
– “Ah”, disse, “qui siamo nella storia di questa piccola esistenza, nel punto in cui l´unico cambiamento sicuro è che un cambiamento ci sarà. Capisce che cosa intendo dire?” (...).
“Allora
rammentai. Dissi, abbassando la voce: ”Significa, caro Zio, che anche se pensiamo
di seguire la mappa giusta...”
Lo zio abbozzò un sorriso.
“... Se
Dio d´improvviso decide di sollevare la strada...
E mette
altrove e la strada e noi?”
... “Ahimè!" Pensò l´albero...
– “Che cos´ho fatto per essere abbandonato in
un posto tanto freddo e solitário?” [ii]
Alla fine l´abete finisce la sua storia consumato
come legno nel camino e di seguito divenuto cenere sparse sul campo che amava
tanto. É stato quando l´abete sospirò:
– “Ah,
di tutte queste ascese e cadute e nuove ascese, è l´amore della vita nuova, e
l´amore di questa soltanto, che dura e dura. Ora sono ovunque.
Non finisce qui la singelezza di questa storia
che ci invita a rifflettere sulla vita in profondità e sulla nostra adesione,di cuore, a quello che la vita ci richiede. Su questo, scrive Thomas Moore:
è una storia che “nasce da antichi
riti famigliari e riconosce che l´anima non è perduta, ma è stata in qualche
modo adormentata...". Una storia che, "in totale sintonia con
la sofferenza della nostra società, scuote l´immaginazione sopita e risveglia
l´anima”.[iv]
Così vi invito a conoscerla più a fondo e che possiate
raccontarla a molti altri. Perchè, nella sua aparente semplicità ci parla delle
cose più profonde della vita.
______________________________________________
[i] Clarissa Pinkola Estés. In: Il Giardiniere dell´Anima. 1996. Edizione Frassinelli. p.52-60
[ii] Idem, p. 68/69
[iii] Idem. p. 77
[iv] In: Il Giardiniere dell´Anima.
copertina
Crediti immagine:
1. Copertina libro - foto.
2. www.canstockprhoto.com.br
3 e 4 - www.imanmaleki.com - Galleria del pittore indiano contemporaneo: Iaman Maleki.
5. www.canstockphoto.com.br
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