Vanise Rezende - clique para ver seu perfil

ANNO NUOVO! AÑO NUEVO! ANO NOVO! ANNÉ NOUVEUX!

27 dezembro, 2014


Vive os momentos de sorrir, é a música da alma;
Vive os momentos de pensar, é a fonte das melhores atitudes;
Vive os momentos de ler, é a fonte do aprendizado;
Vive os momentos de trabalhar, é uma escola de relações humanas;
Vive os momentos de rezar, é a tua força aqui na terra;
Vive os momentos da alegria, é um manancial de juventude;
Vive os momentos da tristeza, são os impulsores da longevidade;


Vive os momentos de escutar, é um mobilizador do diálogo;
Vive os momentos da amizade, são os tempos da felicidade;
Vive os momentos do perdão, assim, um dia serás perdoado;
Vive os momentos de te dar, a vida é muito curta para seres egoísta;
Vive os momentos de amar e de ser amado, é a graça de Deus!

                                                               -----------------xxx------------------ 

Vivi los momientos de sonreír, es la música en el alma;    
Vivi los momientos de pensar, es la fuente de las mejores acciones;
Vivi los momientos de trabajar, es la escuela de las relaciones humanas;
Vivi los momientos de rezar, es tú fuerza sobre la tierra;
Vivi los momientos de alegría, es el manantial de la juventud;
Vivi los momientos de tristeza, son los propulsores de la longevidad;
Vivi los momientos de escuchar, ellos movilizan los diálogos; 
Vivi los momientos de amistad, son los tiempos de la felicitad;
Vivi los momientos de perdón, así un día tú te quedas perdonado;
Vivi los momientos de donarte, la vida es mui breve para que seas egoísta;
Vivi los momientos de amar y de ser amado, es la gracia de Dios!  

                                                          ---------------xxx----------------        

                                                                                                                                        
Prenez le temps de rire, c´est la musique de l´âme;
Prenez le temps de penser, c´est les meilleurs actions;
Prenez le temps de lire, c´est la source du savoir;

Prener le temps de traviller, c´est la école du les relations humaines;
Prener le temps de prier, c´est la force sur la terre;
Prenez le temps de jouer, c´est la fontaine de la jeuneusse;
Prener le temps de tristesse, c´est l´instigateur de la longévité;
Prener le temps de ecouter, c´est une mobilisateur du dialogue;
Prenez le temps de vous fire des amis, c´est le temps du bonheur;
Prener le temps de pardonner, comme ça un jour vous serez pardonné;
Prener le temps de donner, la vie est trop courte pour être égoïste; 
Prener le temps de aimer et d´être aimé, c´est la grace de Dieu!



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Vive i momenti da sorridere, è la musica dell´anima;
Vive i momenti da pensare, è la fonte delle migliori azioni;
Vive i momenti da leggere, è la fonte dello apprendistato;

Vive i momenti da lavorare, è una scuola di relazioni umane;
Vive i momenti da pregare, è la tua forza sulla terra;
Vive i momenti da gioire, è la sorgente della gioventù;
Vive i momenti di tristezza, sono i propulsori della longevità;
Vive i momenti da ascoltare, è un mobilizzatore del dialogo;
Vive i momenti di amicizia, sono i tempi della fecilità;
Vive i momenti da perdonare, così, un giorno sarai perdonato;
Vive i momenti da donarti, la vita è molto breve per esserci egoisti;
Vive i momenti da amare e di essere amato, è la grazia di Dio!


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  • Texte original en français - du auteur inconnu - retravailler par Vanise Rezende.
  • Texto de autor desconhecido - traduzido e reelaborado por Vanise Rezende.
  • Texto di autor desconocido - traducido y reelaborado por Vanise Rezende.
  • Testo di autore sconosciuto - tradoto e rielaborato da Vanise Rezende.

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Créditos imagens:


1.Roberto van der Ploeg (holandês) - Viva a Vida! (Coleção IMIP) -  www.robertoploeg.blogspot.com
2. Anita Mafalti (brasileira) - Tropical - www.obrasdianitamafaltti.wordpress.com



Nota: As imagens publicadas neste blog pertencem aos seus autores. Se alguém possui os direitos de uma dessas imagens e deseja que ela seja removida deste espaço, por favor entre em contato com: vrblog@hotmail.com

LA POVERTÀ

25 dezembro, 2014


Nella società consumista contemporanea, la porzione che può consumare di più che le sue necessità fondamentali – da quello che guadagnano del proprio lavoro oppure dalla sua ricchezza – non stano mai soddisfati con quello che hanno. Ci sono ancora una maggioranza di poveri endogeni che non fano parte di questa porzione: essi sono i
miserabili – una invenzione del sistema capitalista – i qualli dipendono di soluzioni di
gratuità sociale o del beneplacito di progetti governamentali.


La porzione di quelli che vivono di benessi, del redito del suo lavoro oppure dello “stipendio minimo” (nel caso del Brasile) è colpita da una surreale sensazione consumistica in cui le banche, i shoppings centers e la propaganda compulsiva insistono di accelerare ed infiltrare, in un modo sottile, come vere bombe subliminare perchè ci siano sempre più consumatori, sempre più desiderio di abbondanza sennonché di ostentazione. Il che si vede è che i danni inquinanti di questa bomba consumistica raggiungono, dallo stesso modo, i ricchi, i mediani e quella che si chiama la “classe c” dei consumatori brasiliani. E se non stiamo attenti alla nostra scelta personale di sobrietà, lasciamo stare i nostri migliori ideali di uno stile di vita coerente con la società che desideriamo.

Si sa che la ricchezza così come la povertà – nei significati etimologici e linguisti dei verbeti universali – così come la felicità e l´infelicità, l´essere e l´avere, il bene e il male, l´amore e il disamore sono dicotomie che dippendono della realtà e della cultura di ogni epoca, di ogni popolo, di ogni movimento o gruppo e, di conseguenza, dalla comprensione di ogni individuo in questo mondo. Così, ci sono gli economisti e gli idealisti di ogni tempo a ci stimolare, aiutare o confondere. Anche se considerassimo soltanto la storia del Brasile, avremo delle visioni geografiche, antropologiche, filosofiche, economiche e sociologiche della povertà che ci lascierebbero in difficoltà di trovare la designazione più adeguata.


Ci basterebbe pensare alle radici approfondite del periodo coloniale brasiliano, culla del suo popolo di oggi: inizialmente rappresentato dai diversi popoli indigeni, le cui tribù sono state perseguitate e molte tra loro decimate; più tarde arricchito dalla mescolanza degli indios e negri africani con portoghesi, olandesi e francesi. Sono, perciò, un popolo nato dalla “colonizzazione” e dalla “schiavitù”, dominato da tale sentimento di sottomissione che – come afferma Leonardo Boff – “è arrivato ad assumere le forme politiche, la lingua, la religione e le abittudine del colonizzatore porthoguese”.


Così  – continua Boff –  si è creata la Casa Grande e la Schiavitù. “Come bene ha dimostrato il sociologo Gilberto Freire, non si parlano di istituzioni sociali esterne. Queste sono estate internalizzate nella forma di un dualismo perverso: da un lato, il signore che tutto possiede e comanda, e, dall´altro, il servo che possiede poco e obbedisce.

E conclude: “Le conseguenze di queste due tradizioni stano nell´incosciente collettivo brasiliano, non tanto nei termini dei conflitti di classi (che pure esiste) ma, anzitutto dai conflitti di status sociale. Si dice che il negro è pigro, quando sappiamo che è stato lui a costruire quasi tutto quello che abbiamo nelle nostre città; che la gente del nordest brasiliano è ignorante perchè vive nel semiarido, sotto gravi constrangimenti ambientali, quando è un popolo molto creativo, attivo e lavoratore. Dal nordest brasiliano ci vengono grandi scrittori, poeti, attori e attrice. Nel Brasile di oggi il nordest è la regione dove più si cresce economicamente, nell´ordine di 2-3%, perciò, sopra la media nazionale. Però, il pregiudizio  lo relega all´inferiorità”.[1]  
       
L´economista italiano, professore Luigino Bruni, risponsabile Internazionale del progetto “Economia di Comunione”,  scrive: Prima di poter parlare della povertà bella occorre guardare bene negli occhi quelle brutte, e possibilmente assaggiarne qualche boccone. Ma la consapevolezza del rischio, sempre reale, di cadere nella retorica borghese della lode della bella povertà (quella di altri, mai conosciuti né toccati), non deve spingersi fino a cancellare una verità ancora più profonda: ogni processo di uscita da trappole di miseria e di indigenza comincia sempre dal valorizzare quelle dimensioni di ricchezza e di bellezza presente in quei "poveri" che si vorrebbero aiutare. Perché quando non si parte dal riconoscimento di questo patrimonio spesso sepolto ma reale, i processi di sviluppo e di "capacitazione" dei "poveri" sono inefficaci se non dannosi, perché manca la stima dell'altro e delle sue ricchezze, e quindi l'esperienza della reciprocità delle ricchezza e delle povertà.
       
Ci sono molte povertà dei ‘ricchi’ – continua Bruni – che potrebbero essere curate dalle ricchezze dei ‘poveri’, se solo si conoscessero, si incontrassero, si toccassero. E se non ricominceremo a conoscere e riconoscere la povertà - tutte le povertà - non potremo tornare a fare buona economia, che risorge sempre dalla fame di vita e di futuro dei suoi poveri. [2]



Il pensiero di Bruni prende corpo e vita nelle parole di papa Francesco dette ai rappresentanti dei movimenti sociali di tutto il mondo, radunati a Roma (novembre, 2014):
(...) “I poveri non si contentano più con delle promesse illusorie, scuse e pretesti. Neanche stanno ad attendere, a bracci crociati, l´aiuto delle ONGs, pianni assistenziali oppure soluzioni che non arrivano mai e, si arrivano, vengono con l´intenzione di annestetisarli e domesticarli. Questo è un pò pericoloso. Voi sentite che i poveri non stanno più ad attendere ma vogliono essere protagonisti, si organizzano, studiano, lavorano, richiedono e, sopratutto praticano la solidarietà così speciale che esiste tra quelli che soffrono, tra i poveri, e che la nostra civilizazzione sembra aver dimenticato, oppure ha voglio di dimenticare...”. Ed enfatizza: La cultura dello scarto si stabilisce quando al centro di un sistema economico è il dio del denaro e non l´uomo”.[3]  Si capisce, così, perchè la povertà non si ristringa ad un conceto, ma rappresenti la vita reale di popolazioni ‘sfuturalizzate’, senza condizioni di sognare con una casa adeguata, un lavoro formale, la scuola, la fogna e la salute.

Queste sono le mie riflessioni in questo periodo in cui il brillio dell´albero di Natale in questo paese tropicale e la borsa di presenti del sorridente ‘babbo Natale’ stano a lasciare sempre di più offuscato, direbbe quasi all´obblio, nella società contemporanea, la cellebrazione del compleanno del figliolo del falegname che ha rivoluzionato il grande impero romano.





[1] Boff, Leonardo. “Quão cordial é o povo brasileiro?” – In: LeonardoBoff.wordpress.com – 31.10.2014
[2] Bruni, Luigino. La Profezia e la Ingiustizia. IN: Avvenire, 27.10.2013
[3] Francesco, papa.Discorso ai partecipanti dell´evvento “Terra” dei Movimenti Sociali di tutto il mondo, radunati in Vaticano (4/11/2014).
  In: HIU – Instituto Humanitas Usininos.

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Crediti Immagini:

1. Tavola festiva - www.recantodasletras.com.br-ceia
2. Pittura di Debret - in:bahia.ws
3. Pittura: Casa Grande e Scchiavitù - mec.materialescolar-dominio-ppúblico.
4. Movimento dei Lavoratori Senza Tetto (MTST), + di 20 milla partecipanti nella capitale di San Paolo (Brasile). 
     In: Carta Capital.9.06.2014. Fotografia di Alex Silva (Estadão).
5. João Pedro Stédile - uno dei principali lideri del Movimento Senza Terra, con circa di 1,5 milllione di membri, con papa Francesco in Vaticano, il 28.10.2014. - facebook.









NATALE*

20 dezembro, 2014

Stiamo celebrando il Natale!
Il Natale ci parla di un bambino che è nato...
É stato un giorno eccezionale
Il giorno in cui Lui è arrivato:
Allora, i fogli che oscillavano
Si sono immobilizzati come morti!
Allora, il vento che sussurrava
Si è bloccato nell´aria!
Allora, il gallo che cantava
Ha placcato il suo canto.
Allora, le acque che correvano, nel ruscello,
Si sono subito stancate.
Allora, le peccore che pastavano
Si sono fermate come pietre, immobile!
Allora, il pastore che alzava il suo bastone,
si è pietrificato nel suo gesto!
Allora, in quel momento,
Tutto s´è fermato!
Tutto ha silenziato!
Tutto sospese il suo corso!
É nato Gesù di Nazareth
il figlio del falegname
e di Maria, su sposa,
così dolce e sillenziosa!
Gesù, il Figlio di un Dio che è Amore
E che ci ha consegnato la Natura!
Gesù, che ci ha insegnato ad amare!
Ad amare noi stessi, con carezza e premura,
e ad amare ognuno, qualunque sia...
dello stesso modo che ci vogliamo essere amati!
È Lui che ci dona la Speranza
Di un giorno radunarci tutti assieme:
con quelli che si sono andati
        che ora sono presenti perchè li ricordiamo  –
e pure quelli che ancora verrano ad abbittare in questa terra,
Amen!



* Questo testo si ripporta alla liturgia cristiana - cf. citazione in: leonardoboff.wordpress.com - 19/12/2014

Credito Imagine:
Sandro Boticelli - Natività Mistica - 1501 - Conservatorio National Gallery - Londres - in: www.eventiesagre.it/eventi




CELEBRACIÓN DE NAVIDAD

Estamos celebrando la Navidad!
La Navidad nos habla de un niño que nació…
Ha sido un día mui especial
El día en que Él ha llegado:
Entonces, las hojas que oscilaban
Si son inmovilizadas cómo muertas.
Entonces, el viento que farfullaba
Si é frenado en el aria.
Entonces, el gallo que cantaba
Calló de vez su canto.
Entonces, las aguas que corrían, en la corriente,
De una sola vez si son interrumpidas.
Entonces, las ovejas que pastaban
Se tornaran cómo piedras, inertes!
Entonces, el pastor que alzaba su cayado
Luego si quedo incanato en el su gesto.


Entonces, en aquello momento
Todo acabó!
Todo ha silenciado!
Todo completó su ciclo!
Nació Jesús de Nazaret
El hijo del carpintero
E de María, su mujer,
Tan dulce y silenciosa!
Nació Jesús de Nazaret
El salvador de todos los pueblos!
Jesús el Hijo de Dios,
Que un día quiso vivir aquí, cómo uno di nosotros!
El Hijo de un Dios que es Amor
E que nos entregó toda la Naturaleza!
El Hijo de un Dios que nos ha enseñado a amar!
A amar a sí mismo, con cariño y cura.
E a amar a cada uno, sea quien sea…
De la misma forma que queramos ser amados!
Es El que nos dona la Esperanza
De un día reunirnos todos juntos:
Nosotros, que aquí estamos,
E también aquellos que si fueran
   que ahora están presentes, porque los recordamos –
E los que aún llegaran para habitar esa tierra di Dios,
Amén!


* El presente testo si correlaciona a la referencia deuna liturgia cristiana in: leonardoboff.wordpress.com/2014/12/19/Natal

Credito Imagen:
Sandro Boticelli - Natività Mistica - 1501 - Conservatorio National Gallery - Londres - in: www.eventiesagre.it/eventi


CELEBRAÇÃO DO NATAL

                                                  
                                                        
                                                    
                                                         
                                                       Os povos cristãos celebram o Natal! 
O Natal nos fala do nascimento
De um menino...
Foi um dia excepcional
O dia em que Ele chegou:

Então, as folhas que farfalhavam,
Imobilizaram-se como mortas!
Então, o vento que sussurrava,
Parou imóvel, no ar!

Então, o galo que cantava,
Calou de vez o seu canto!
Então, as águas que corriam, no riacho,
De súbito estancaram!

Então, as ovelhas que pastavam,
Ficaram imóveis, como pedras!
O pastor que erguia o seu cajado
Foi petrificado no seu gesto!
Naquele momento,
Tudo parou!
   Tudo silenciou!
                                                   Tudo suspendeu o seu curso!


Nasceu Jesus de Nazaré,
O filho do carpinteiro
E da menina Maria,
Tão doce e silenciosa!
 Jesus de Nazaré,
O Filho de um Deus que é Amor,

Que um dia quis viver aqui, como um de nós,
E nos ensinou a amar a nós mesmos,
Com carinho e cuidado,
E a amar cada um, seja quem for,
Do mesmo jeito que queremos ser amados!

É Ele que nos dá a Esperança
De um dia nos reunir, todos juntos:
Com aqueles que já se foram
E que agora estão presentes
Porque os lembramos, 
E com os que ainda virão 
  E habitarão a terra dos homens, 
Onde o menino Deus nasceu
Amém!

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(*) O presente texto baseia-se numa citação de Leonardo Boff sobre a                     liturgia cristã do Natal. 


Crédito Imagens:

1. Sandro Boticelli - Natività Mistica - 1501 - Conservatório Nacional Galery - Londres - www.eventiesagre.it/eventi
2. Leonardo da Vinci - La Vierge à L´Efant avec Sainte Anne - Louvre - Department des Peintures.
















MESSAGGIO DI NATALE

16 dezembro, 2014

Sono molto contenta di poter presentare, qui, un prezioso testo di uno ugualmente prezioso e grande amico, con chi ho avuto l´onore di lavorare per un periodo, ed ho la gioia di mantenere l´amicizia e l´affetto fraterno da quando ci siamo conosciuti. Roberto van der Ploeg è nato in Olanda ed è venuto al Brasile, ancora giovane, per studiare teologia nell´ITER – Istituto di Teologia di Recife, uno istituto mantenuto da Don Hélder Câmara, da cui lui è stato amico e fratello. Ma, Roberto non è solo teologo, è anche uno eccellente pittore riconosciuto dal suo disegno realista, dai collori vivaci che dimostrano la sua speciale sensibilità di comprensione e di immersione nella vita del popolo brasiliano del Nordest, la regione in cui lui oggi vive e tanto ama. Da questo suo testo, che segue, non mi resta che ricordare quello che ha scritto un´altra grande amica e teologa brasiliana, Ivone Gebara: “Andiamo tutte e tutti a cercare di fare lo stesso in tutto quello che facciamo”.


AMARE IL PROSSIMO
 *Roberto Ploeg [i]


Nel Vangelo di Lucca (Lc.10,25-37) c’è uno interessante dialogo tra uno scriba e Gesù di Nazareth. Si trata di una discussione rabinica, tipica del giudaismo, dove si apprende discutendo. Lo scriba domanda a Gesù: “Come ereditare la vita eterna?”. Si vede che l´uomo vede la vita nella terra in funzione della vita dopo la morte.

Gesù risponde, come buon pedagogo, con una domanda, in modo che l´interlocutore da sè stesso trove la risposta: “Che dice il Torah e come lo leggi?” Molto buono questo “come lo leggi”. 

Oppure “come lo interpreti?”, evitando qualsiasi fondamentalismo della unica ed esclusiva lettura alla lettera. Lo scriba risponde citando il Shema Israel, nel libro del Deuteronomio (DT.6,5) e un versicolo del libro Levitico (Lv.19,18): “Amerai al tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua intelligenza e con tutta la tua forza, e al tuo prossimo come a te stesso”. Trovo più pertinente la traduzione di questa ultima parte (Lv.19,18) di Franz Rosenzweig e Martin Buber, che dice: “Amerai al tuo prossimo che è uguale a te”. 
“Va bene, caro mio”, direbbe Gesù, come direbbe uno “pernambucano[ii], e continua: 
“Fai questo e vivrai!”, citando il Levitico 18,5.  

L´obbiettivo della conversazione, dello studio del Torah, è il fare, è la pratica, l´etica
dell´amore. Gesù dice che avrai vita (e no vita eterna). Il cielo è in funzione della terra. Eternità non come quantità infinita, ma come qualità infinita di vita. Ma l´uomo non è soddisfatto ancora. La discussione procede con lo stesso schema: domanda, domanda (replica), risposta (treplica), affermazione ed esortazione. 

Adesso la domanda è: “Se servire a Dio è amare il prossimo, chi è il mio prossimo?”
Allora Gesù conta la parabola del Buono Samaritano e conclude con la domanda: “Quale dei tre è stato il prossimo dell´uomo che è caduto nelle mani di ladri?” La risposta: “Quello che ha dimostrato misericordia”. Esortazione finale: “Eccoci, vai e fai lo stesso!”.

Guardando con più attenzione si percepisce che Gesù inverte la domanda dello scriba. “Chi è il mio prossimo?” si transforma in: “Qui si è fatto prossimo?” Vuol dire, io non ho un prossimo, io stesso sono il prossimo! Io mi faccio prossimo nell´avvicinarmi dell´altro. Perché succeda questo movimento si ha bisogno di una qualità. La struttura narrativa lascia ben chiaro qual´è.

Abbiamo la scena di un´uomo rubbato e ferito in´una strada molto pericolosa, la strada di Gerusalemme, sulle montagne verso Jerico, la città che è la più bassa del mondo in localizzazione (258 metri al livello del mare), un declivio terribile e pieno di curve.

È quando scende un sacerdote, vede l´uomo ferito e passa avanti. Subito dopo scende un levita, vede e passa avanti. Non c´è d´ammirarsi. Noi, probabilmente, avremmo fatto la stessa cosa, diffidando da una trappola con paura di uno assalto. Con il samaritano succede diversamente. Lui scende la strada, vede la scena, prende compassione, avvicinasi ed aiuta l´uomo ferito. Quello che cambia la direzione del suo movimento - di passare avanti per aprossimarsi - è la compassione.

C´è nel testo greco del Nuovo Testamento una parola strana per dire “avere compassione”. I greci trovano difficoltà nel tradure l´ebraico “nikmeru rachamav”, che letteralmente significa “suo utero si è conttrato”. Misericordia e utero hanno, in ebraico, la stessa radice: utero, collo materno, compassione. Organo che riceve la vita, fa crescere la vita e dona la vita alla luce, è espressione di compassione, di misericordia. Perchè noi possimo amare il prossimo, tornarci prossimo dell´altro, abbiamo bisogno di sapere amare non soltanto con il nostro cuore, la nostra anima e la nostra intelligenza, ma, sorpratutto, con le nostre viscere, il nostro collo materno, la nostra pancia.

Hai pensato?!
Non solo la devozione al Sacro Cuore di Gesù, ma abbiamo bisogno di avere devozione al Sacro Utero di Maria! Si tratta della qualità dell´empatia, dell´identificazione e della conseguente solidarietà creattiva con l´altro.
Gesù finisce la conversazione dicendo: “Vai e fai lo stesso!”.
Ebbene, facciamo! Un Natale con passione!
Felice Natale e tutto di buono per 2015!





[ii] Quello che è nato nello stato di Pernambuco, in Brasile.

Immagine: Pittura di Roberto van der Ploeg : "Dato alla vita" - olio su tela, 0,30 x 0,35 cm. 2008.

MENSAGEM DE NATAL

15 dezembro, 2014


Estou muito feliz de poder trazer, aqui, um precioso texto de um também precioso e grande amigo de longa data, com quem tive a honra de trabalhar por algum tempo, e tenho a alegria de mantermos a amizade e o afeto fraterno desde que nos conhecemos. Segue o seu texto.


AMAR O PRÓXIMO
 Por: Roberto Ploeg

No Evangelho de Lucas (Lc.10,25-37) há um diálogo interessante entre um escriba e Jesus de Nazaré. Trata-se de uma discussão rabínica, típica do judaísmo, onde se aprende discutindo.

O escriba pergunta a Jesus:
- ”Como herdar a vida eterna?” 

Parece que o homem enxerga a vida na terra em função da vida após a morte.

Jesus responde, como bom pedagogo, com uma pergunta, fazendo com que o interlocutor por si mesmo encontre a resposta: 

- “O que diz a Torá e como lês?”

Muito bom, esse “como lês?” Ou “como interpretas?”, evitando qualquer fundamentalismo da única e excludente leitura ao pé da letra. O escriba responde citando o Shema Israel no livro de Deuteronômio (Dt.6,5) e um versículo do livro Levítico (Lv.19,18): “Amarás a teu Deus com todo o teu coração, com toda a tua alma, com toda a tua inteligência e com toda a tua força, e a teu próximo como a ti mesmo”. Acho mais pertinente a tradução desta última parte (Lv.19,18), por Franz Rosenzweig e Martin Buber, que diz:

 “Amarás a teu próximo que é igual a você.

Beleza, meu véi ”, diria Jesus em bom pernambuquês, e continua: “Faça isto e viverás!”, citando Levítico 18,5.

O objetivo da conversa, do estudo da Torá, é o fazer, é a prática, a ética do amor. Jesus diz que terás vida (e não vida eterna). O céu está em função da terra. Eternidade não como quantidade infinita, mas como qualidade infinita de vida. Mas o homem não está satisfeito ainda. A discussão procede com o mesmo esquema: pergunta, pergunta (réplica), resposta (tréplica), afirmação e exortação. A pergunta agora é: 

- “Se servir a Deus é amar o próximo, quem é meu próximo?”

Aí, Jesus conta a parábola do Bom Samaritano e termina com a pergunta: 
   
- “Qual dos três foi o próximo do homem que caiu na mão de assaltantes?” 

A resposta: -  “O que mostrou misericórdia”. 

Exortação final: 

- “Beleza, vá e faça o mesmo!”

Olhando com mais atenção percebemos que Jesus inverte a pergunta do escriba. “Quem é meu próximo?” Se transforma em: “Quem se fez próximo?” Quer dizer, eu não tenho um próximo, eu mesmo sou o próximo! Eu me faço próximo ao me aproximar do outro. Para que este movimento aconteça, precisa-se de uma qualidade. A estrutura da narrativa deixa bem clara qual é.

Temos a cena de um homem roubado e ferido na beira de uma estrada perigosíssima, a estrada de Jerusalém, em cima das montanhas para Jericó, a cidade em localização mais baixa do mundo (258 metros abaixo do nível do mar), um declínio terrível e cheio de curvas. Aí desce um sacerdote, vê o homem ferido e passa adiante. Logo depois desce um levita, vê e passa adiante. Nada de se admirar. A gente, provavelmente, faria a mesma coisa, desconfiando de uma armadilha com medo de ser assaltado. Com o samaritano acontece algo diferente. Ele desce a estrada, vê a cena, tem compaixão, se aproxima e ajuda o homem ferido. O que muda a direção do seu movimento, de passar adiante para aproximar-se, é a compaixão.

Tem no texto grego do Novo Testamento uma palavra esquisita para dizer “ter compaixão”. Os gregos encontraram dificuldade para traduzir o hebraico “nikmeru rachamav”, que, literalmente, significa “seu útero contraiu”. Misericórdia e útero tem em hebraico a mesma raiz: útero, colo materno, compaixão. Órgão que recebe a vida,  faz crescer a vida e dá a vida à luz, é expressão de compaixão, misericórdia. Para a gente amar o próximo, se tornar próximo do outro, precisamos saber amar não somente com nosso coração, nossa alma e nossa inteligência, mas, sobretudo, com nossas entranhas, nosso colo materno, nossa barriga.

Já pensou?!


Além da devoção ao Sagrado Coração de Jesus, precisamos ter devoção ao Sagrado Útero de Maria! Trata-se da qualidade da empatia, da identificação e da consequente solidariedade criativa com o outro.

Jesus termina a conversa dizendo: “Vá e faça o mesmo!”

Pois bem, façamos! Um Natal com paixão!

Feliz Natal e tudo de bom para 2015!

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* RobertoPloeg - texto enviado aos amigos pelo autor - Natal, 2014.



Roberto van der Ploeg nasceu na Holanda e veio ao Brasil, ainda jovem, para estudar teologia no ITER - Instituto de Teologia do Recife, uma fundação mantida por Dom Hélder Câmara, de quem ele foi amigo e irmão. Mas, Roberto não é só um teólogo, é também um excelente  pintor  reconhecido por suas telas de traços realistas e cores brasileiríssimas, que demonstram a sua especial sensibilidade de acolhimento e compreensão do povo nordestino brasileiro, a região em que ele vive hoje, e tanto ama. Deste seu texto que segue, abaixo, o melhor que eu poderia dizer é emprestado de outra grande amiga e teóloga brasileira, Ivone Gebara: "Vamos todas e todos tentar fazer o mesmo em tudo que fazemos". 


Créditos das imagens:

1. Dado à Luz -  Roberto Ploeg -  Óleo sobre tela, 30 x 35 cm, 2008. 
2. Roberto Ploeg - auto-retrato



Nota: As imagens publicadas neste blog pertencem aos seus autores. Se alguém possui os direitos de uma dessas imagens e deseja que ela seja removida deste espaço, por favor entre em contato com: vrblog@hotmail.com

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