Oggi mi
sorprendi a domandarmi: Perchè scrivo?
Quando
uno scrive - anche
se questo è soltanto una parvenza di scrittore - c´è sempre una sensazione di paura come il
lettore accoglierà le sue idee, come se all´atto di leggere si portassi via le
parole e queste si perdessero del suo contesto, del lavoro di costruzione della
scritta, del messaggio che si
vorrebbe fare arrivare.
Nessuno sceglie da sè di essere uno scrittore. Un giorno – chissà ancora presto oppure più tarde nella vita – uno si trova convocato, come gli insorgesse dal di dentro una chiamata a dovere esprimere i suoi pensieri, il suo modo di osservare il mondo, la gente, i fatti quotidiani, la sua esperienza di vita. Essere scrittore è come tornarsi un mendicante alla rovescia: dalla sua mente germoglia una nuova visione dei momenti vissuti, osservati, scrutati, immaginati e, subitamente sente il bisogno inevitabile di donare agli altri i dialoghi fatti con se stesso, le sue proprie domande, la sua comprensione della vita...
Il
lettore sarebbe un curatore indeclinabile della sua anima, il ricevitore
necessario di un dono che solo si tornerà reale e vero se accolto da un altro, chissà
pure da una sola persona. Si troverebbe una
somiglianza con un´opera d´arte – la musica, per esempio, a che servirebbe non
fosse l´ascolto di un´altro che l´ammira e se la prende come una
carezza, un invito al silenzio profondo oppure a una danza di allegria?
Giorni
fa ho ripreso un libro della scrittrice portoghese e grande poetessa
contemporanea – Sophia de Mello[i]
– e riconobbe che la sua scritta mi cadeva fondo, mi richiamava allo sguardo
dell´altro come si solo muovendomi verso di lui mi potessi saziare. I suoi
scritti sono “esemplari” davvero, non tanto perchè portono delle storie dense di vita, ma
specialmente perchè la sua scritta è carica di sapienza, di intensa ternura e di
un profondo sguardo sul modo quotidiano di amare.
Mi
sembra aver compreso che la scritta solo può attingere la sua identità intera,
il suo verbo peculiare come eco della sensibilità umana, quando non appartiene
più a quello che scrive, e si esprime
come un dono di tenerezza verso l´altro –
a quello che forse non si vede e non
si conosce, a cui è offerto l´ufficio che la vita ha legato allo scrittore. Guardando
così io mi riconosco, nella fonda radice dell´anima, ancora un´apprendista.
[i] Sophia de Mello Breyner Andersen (1919/2004): “Contos Exemplares”. Ed. Figueirinhas. 1985. 15ª edizione.
Fonti Immagine:
1. Iconografia: "Mulher escrevendo no batente" - Pintor realista iraniano Imán Maleki
2. Mulher leggendo nel campo - CanStockPhoto
3. Foto Sophia de Mello, scrittrice portoghese - wikipedia.org
Nenhum comentário :
Deixe seu comentário: